Secondo la leggenda, Pimenio fu un presbitero romano durante il regno dell’imperatore Giuliano l’Apostata (361-363 d.C.). Era un uomo di profonda fede e si dedicava all’insegnamento e alla cura dei cristiani. Si dice che fosse stato il tutore di Giuliano, che in seguito divenne imperatore e perseguitò i cristiani.
Pimenio è associato ad altri martiri romani come San Donato, San Crescenzio e Santa Bibiana. La leggenda narra che Pimenio e il presbitero Giovanni si occuparono della sepoltura dei corpi dei martiri. Per questo motivo, l’imperatore Giuliano, ingrato verso il suo antico maestro, lo esiliò in Persia. Pimenio, al suo ritorno a Roma, rimproverò l’imperatore per la sua condotta. Fu quindi arrestato, gettato nel Tevere e annegato.
Nonostante le incertezze storiche, San Pimenio è stato venerato come martire dalla Chiesa cattolica. Il suo nome appare in alcuni martirologi e calendari antichi. La sua festa è celebrata il 2 dicembre, anche se alcune fonti indicano date diverse. Le sue reliquie si trovavano in diverse chiese di Roma, tra cui San Salvatore in Capite e San Salvatore in Lauro.
L’attendibilità storica della leggenda di San Pimenio è stata messa in discussione da alcuni studiosi, che la considerano in gran parte frutto di narrazioni posteriori e di contaminazioni con storie di altri martiri. La mancanza di prove storiche concrete e la presenza di elementi contraddittori rendono difficile confermare la veridicità di molti dettagli.
Nonostante le incertezze storiche, San Pimenio rimane una figura venerata nella tradizione cattolica. La sua storia, seppur leggendaria, trasmette un messaggio di fede, coraggio e coerenza con i propri principi di fronte alle persecuzioni.