Livia Pietrantoni, che in seguito sarebbe diventata Santa Agostina, nacque a Pozzaglia Sabina, un piccolo paese in provincia di Rieti, il 27 marzo 1864. Era la seconda di undici figli, in una famiglia di agricoltori semplici e devoti. Fin da piccola, Livia si distinse per la sua bontà, la sua generosità e il suo profondo senso religioso.
All’età di 17 anni, Livia si trasferì a Roma con il desiderio di dedicarsi alla vita religiosa. Entrò nella Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, dove assunse il nome di Suor Agostina.
Suor Agostina dedicò la sua vita al servizio dei malati e dei bisognosi. Lavorò per oltre vent’anni presso l’Ospedale Santo Spirito di Roma, uno dei più grandi ospedali d’Europa all’epoca. Si prendeva cura con amore e dedizione degli infermi, offrendo loro non solo assistenza fisica ma anche conforto spirituale.
Suor Agostina era conosciuta per la sua carità immensa, la sua umiltà e la sua pazienza. Era sempre pronta ad aiutare gli altri, anche a costo di grandi sacrifici. Si distingueva per la sua devozione eucaristica e la sua profonda preghiera.
Il 13 novembre 1894, Suor Agostina fu uccisa da un malato psichico che l’accoltellò a morte. Aveva solo 30 anni. La sua morte fu considerata un martirio per la sua carità e il suo servizio disinteressato agli altri.
Suor Agostina fu beatificata da Papa Paolo VI nel 1972 e canonizzata da Papa Giovanni Paolo II nel 1999. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica ed è considerata un modello di carità, umiltà e servizio al prossimo.
Nel 2003, Santa Agostina Pietrantoni è stata proclamata patrona degli infermieri da Papa Giovanni Paolo II. La sua figura rappresenta un esempio di dedizione e amore verso i malati, ispirando gli infermieri di tutto il mondo a svolgere il loro lavoro con professionalità, compassione e fede.