Sant’Anselmo, arcivescovo di Canterbury e Dottore della Chiesa, è una figura eminente del Medioevo, noto per il suo contributo alla teologia e alla filosofia cristiana.
Anselmo nacque il 1033 ad Aosta, una città dell’attuale Italia nord-occidentale. Proveniente da una famiglia nobile, ricevette un’educazione religiosa sin da giovane. Dopo la morte della madre e una serie di conflitti con il padre, Anselmo lasciò la casa e intraprese un viaggio attraverso la Francia. Nel 1059, entrò nel monastero benedettino di Bec, in Normandia, dove studiò sotto la guida di Lanfranco di Pavia, che divenne uno dei suoi più grandi influenti mentori.
Anselmo divenne priore del monastero di Bec nel 1063 e abate nel 1078. Durante questo periodo, scrisse alcune delle sue opere più importanti, tra cui il “Monologion” e il “Proslogion”. È famoso per il suo “argomento ontologico” per l’esistenza di Dio, un argomento filosofico che ha avuto un impatto duraturo nella storia della filosofia. Il suo approccio combinava fede e ragione, un concetto sintetizzato nella sua celebre frase “fides quaerens intellectum” (la fede in cerca di comprensione).
Sant’Anselmo morì il 21 aprile 1109. Fu sepolto nella Cattedrale di Canterbury. Nel 1494, Papa Alessandro VI lo proclamò santo e nel 1720, Papa Clemente XI lo dichiarò Dottore della Chiesa in riconoscimento della sua vasta influenza teologica e filosofica.
Nel 1093, Anselmo fu nominato arcivescovo di Canterbury. Il suo episcopato fu segnato da conflitti con i re inglesi Guglielmo II e Enrico I riguardo all’investitura laica e alla libertà della Chiesa. Anselmo sostenne fermamente l’indipendenza della Chiesa dall’interferenza secolare, una posizione che lo portò a due esili forzati. Nonostante queste difficoltà, Anselmo lavorò per riformare la Chiesa inglese e mantenne un forte impegno per i diritti ecclesiastici.