Sant’Onesimo era uno schiavo di Filemone, un cristiano benestante di Colosse, una città dell’antica Frigia (odierna Turchia). In un momento non specificato, Onesimo fuggì dalla casa del suo padrone e si rifugiò a Roma.
Durante la sua fuga, Onesimo incontrò l’apostolo Paolo, che si trovava in prigione a Roma. Paolo lo convertì al cristianesimo e lo battezzò. Nell’epistola a Filemone, contenuta nel Nuovo Testamento, Paolo scrive a Filemone esortandolo ad accogliere Onesimo non più come uno schiavo, ma come un fratello amato in Cristo.
Secondo la tradizione, Onesimo tornò a Colosse portando con sé la lettera di Paolo a Filemone. Paolo esprimeva il desiderio che Filemone lo perdonasse e lo trattasse con amore cristiano.
Dopo il suo ritorno, Onesimo fu liberato da Filemone e divenne un collaboratore di Paolo. Alcune tradizioni sostengono che Onesimo divenne vescovo di Efeso dopo Timoteo. È venerato come martire, sebbene i dettagli del suo martirio non siano ben documentati.
Nelle rappresentazioni artistiche, Onesimo è spesso raffigurato come un giovane con una lettera, richiamando il ruolo della Lettera a Filemone nella sua storia.
Le esatte circostanze della sua morte e del luogo di sepoltura non sono ben documentate, ma si ritiene che Onesimo sia morto come martire.
Sant’Onesimo è un esempio significativo di trasformazione e riconciliazione nella tradizione cristiana. La sua storia mostra come il cristianesimo ha sfidato e trasformato le strutture sociali dell’epoca, promuovendo la dignità e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. La Lettera a Filemone rimane uno dei testi più personali e toccanti del Nuovo Testamento, testimoniando la potenza della fede e del perdono.